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fare — respose misser Onorio; — ché sapeti bene che nui non abiamo ereditare questo mondo, pieno tutto de affanni, de doglie e tradimenti ; e beato colui che sei sa godere in pace ! — E cum queste parole, scoppiandoli tuttavia el core de le risa, né potendo piú oltra seguire, li fece l’absoluzione; e, datoli la penitenzia, se parti de li, e cum gli altri soi compagni in un’altra camera li propinqua andarono a dispogliarse de l’abito fratesco. E, cum assai piacere vestitosi de li soi, uscirono de casa, che giú s’approximava l’ora del desenare, advegna aveano piú voglia de dormir che de mangiare, cum ciò fusse che tutta la nocte erano stati in questa trama. E maestro Piero, remanendo a lecto o per paura o per affanno o veramente per li recevuti pugni (quantunque, secundo el dire de li piacevoli compagni, li desseno acconciamente), se infermò gravemente e in tal modo, che stette piú de tre misi che non fu ben di lui. Donde poi, secundo el contento de la giovene, guarito in tutto de la gelosia, atese a darse pace, non avendo altro bene o conforto che quello de la moglie. Si che, prestantissima compagnia, s’alcuni de voi da simile morbo oppresso fosse, vogliate cum prudenzia provederli, accioché a simile o ad altro supplicio condemnati non fosti, non sapendo qual in la botte fusse meglio tractato: o il prete Giovanni da Castello San Piero, o maestro Piero Velutaio. — E cussi cum reverenzia, ridendo, pose fine alle sue parole. Benché questa novella, illustrissimo principe, secundo alcuni audiend fusse un poco lunga, pur piú volte provocò la brigata a dolce riso; la quale, magnificando assai la prudenzia de misser Onorio, concluse che savi omini e gagliardi guirieri non sono mai gelosi. E cossi, posto discreto fine a tal materia, misser Agnolo Malavolta da Siena, uomo de costumi e de sangue generoso, togato di nero damaschino, sedendo in luoco onorevole assai (advegnaché la nobile brigata, per la loro fraterna dimesdehezza e per el luoco e la stasone, che cosí rechedeva, non sedessono ad ordine), dixe: — Di poi siamo nel colloquio de defond entrati, e de virtú de scolari, io voglio narrare uno piacevole caso, fa giá quatordici anni, in la vostra cita de Siena sequito.