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NOVELLA XLI

Maestro Piero Vilutaio, zeloso de la moglie, crede esser morto, per esserli dato ad intendere; e per questo è posto in una botte, poi cavato fuori e concio da morto. Alfin resuscita e de la gelosia resta liberato. — Magnifico conte e voi generosa compagnia, le Vostre Excellenzie debbeno sapere che li Dorii, degnissimi gentilomini de la nostra citá di Gena, avendose alevato cum laudevoli costumi in casa una bella e modesta giovene, la maritarono ad uno maestro da velluti, nominato maestro Piero Velutaio, de etá de anni cinquantadui o circa, che stava a casa in la Carola de* Centurioni, da lato di sopra. Il quale divenne tanto geloso de questa sua moglie, che, non de li omeni ma de li volanti ucelli fieramente temeva; onde non voleva che né per casa né a dormire né a la chiesia né in veruno altro luoco ella andasse, ch’esso non li fusse presente: advegnaché non li bisognasse (quantunque fus.se oggimai vechio) essere zeloso, i)erché la giovene era onestissima e de gran bontá e discrezione. Ma lui, non avendo considerazione che gli occhi naturalmente pigliano delecto vedere le belle cose, ne avea tanta passione e tormento, che la giovene vivere non lassava, tanta mala compagnia li faceva, cocendola continuamente e talvolta dandoli de matte busse, né volendo per modo alcuno udire che defendesse la sua rasone. Del che la poverella, in grande affanno e amaritudine vivendo, stette piú de tri anni che mai non vòlse per onor suo e del suo marito farne querella cum alcuno, avendo speranza che le sue bone e caste opere dovessono col tempo sanare la infirmitá del marito. Ma ciò non voglio dire che giovasse a la cura de maestro Piero; anzi parca che quanto piú ella cura onestade, continenzia, bontá e pazienzia vivesse, tanto piú epso ne la sua bizaria e bestialitá crescesse. Onde fu necessario che, non potendo piú suffrire né vivere in tanta pena, se ne condolesse cum li Dorii l’aveano maritata. A li quali dispiacendo grandemente tale effecto, piú volte represono maestro S. DKCL! Ariknti, Le Porretane. i6