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Tadmonitte e confortollo a vivere catolicamente. Ma lui, excusandose, respondeva rnottevolmente e cuin iocose parole de ben fare: che in efiFecto era niente; perché, partito da lui, postergando l’audita monizione, sequitava piú che mai li suoi laudevoli costumi. La quale cosa non potendo alfine piú tolerare el vescovo, saciatosi de’ facti suoi, deliberò fare che elio per se medesimo intendesse non esserli grato, e che non li piaceva li mettesse piú piedi in casa, afinché se tolesse da l’impresa per se stesso. E per questo commandò a la famiglia, s’el prete Mengolino venisse li per cosa alcuna, o per mangiare o per bere, persona non li parlasse né dicesse cosa alcuna. La famiglia fidele, come disposta ad ubidire il suo reverendissimo signore, accadde che, venendo don Mengolino oggi e domane a la casa, come era usato, credendo essere recevuto al modo de prima, persona, non voglio dire li parlava o darli mangiare o bere lo invitava, ma non lo guardava pure in viso. Il che per lui (che era scaltrito quanto la natura un altro creare avesse potuto e avea una cima electa de zaratano) subito cognosciuto, deliberò cum sue usate piacevoleze de reavere la tenuta favella de la famiglia, cum grazia del vescovo, in la quale, come avete inteso, trovava buon mangiare. E, in questo pensiero dimorando, prese, uno martidi matina, tempo ch’el vescovo disenava nel suo giardino, sotto uno vago pergolaro de varie e diverse uve vestito, al fresco (il perché era di state del mese di luglio), dove se trovava seco a mensa alcuni nostri gentilomini padoani, prescntarsc a loro. A li quali facto debita reverenzia, come se fosse stato uomo de grandissima modestia e religione, dixe: — Bonum proficiat, domine episcope. — Al quale saluto non respondendo alcuno, perché la Signoria del vescovo non ebbe prima visto sotto el pergolaro don Mengolino, che dixe a li gentilomini, che desenavano seco, che infingessono de noi vedere, don Mengolino dixe un’altra volta cum voce piú aguta: — Proficiat, proficiat vobis, dico, domini imi, — A cui non essendo similmente per veruno risposto, epso, reiterando el saluto e vedendo che le parole non giovavano, presto presto calò la nagosa verso il conspecto del vescovo e de la sua compagnia, e mostrandoli la quintadecima