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NOVELLA XL

Il prete Mengolino, essendo caduto in disgrazia del vescovo di Padoa, entra nel suo zardino nel tempo ch’el desena, e, non essendo risposto al suo saluto, se calla el carniero, mostrando il tondo verso la mensa.

Dove reaquista la grazia del vescovo. Spcctatissimo conte e voi benigna brigata, la bella e piacevole novella de questo egregio officiale me invita narrarvi un altro caso quasi simile al calare del carniero, seguito per tascaria de uno prete (di poi che in parlamenti de preti entrati siamo), il quale existimo o p>er vista o per fama abiate cognosciuto, nominato don Mengolino, persona de musica e de pletora non poco ornato, ma per altro bizaro molto e sdegnoso. E voluntiera, tra l’altre sue virtú, per fugire fatica e per stare in solazo, se pasceva a maca, e sapeva far del dato, quando voleva, uno asso e un cinque e quatro a punto, e a le volte beveva vino brusco per tenire aguzzo l’appetito. Epso adunque, dimorando in la terra nostra de Padoa, prese domestichezza col vescovo de quella; la cui Paternitá reverenda, essendo amantissima de li spirti virtuosi, dimostrò avere grata la benivolenzia sua, cum receverlo spesso e cum farli a le volte qualche dono, com’ è costume de liberale e dignissimo presule. De che advenne, come dice il commune proverbio ch’el lupo muta il pelo ma el vezzo non, che, andando lui molto spesso e quasi ogni giorno a mangiare in casa del vescovo e sforzandose, per stare in godiamus, dare a la Sua Signoria e agli altri de casa piacere (il perché invero, quando non era da bizaria occupato, era molto solacevole), non puoté alfine occultare li vizi e mancamenti de la sua natura. Il che dispiacendo molto al vescovo, che era persona de integritá e sanctimonia reverendo, piú volte cura umane e dolce parole