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quasi in occidente il sole, montò a cavallo e, dextramente cavalcando, giunse a casa. Dismontato, pose il cavallo ne la stalla, che era fuori de casa; poi, andato a pichiar l’usso per andare dentro, la donna quetamenle se levò per vedere chi era che a queU’oUa pichiasse, e, vedendo che era il marito e maravigliandose forte fusse tornato si presto, dixe al giovene con summissa voce: — Oh trista me! l’è mio marito! — A le qual parole levatose subito il giovene tutto spaventato, né sapendo che si fare, perché era novo in tali imprese, disse: — Girne ! lasso noi! come faremo? — A cui rispose la donna, che era callidissima: — Nui faremo bene, non dubitate. Vestitive pur presto e lassareti fare a me: voi verdi meco e aprirò l’usso, ed essendo voi doppo me, io porò la mano avanti il buono occhio de mio marito cura qualche mottevole parole, e voi alora cum dextrezza prestamente usciteti fuori de casa e andaretivene al vostro albergo. E a questo modo voi e io evitaremo pericolo e scandolo. — Vestito il giovene presto, la donna riandò ad aprire l’usso, che picchiato era dal marito spesso, dicendo: — Chi sei che batti? —Io sono Marcasino — rispose lui: —tu me fai pur pichiare questa nocte a tuo modo. — A cui disse la donna: — Or sei tu tornato si presto? — Si sono — disse lui: — apri, se vuoi. — Come la donna ebbe aperto l’usso, subito disse: — Marcasino mio dolce, tu sei il benvenuto per cento migliara de volte. Quando tu me svigliasti per il tuo pichiar, io certo soniava cum mia grandissima letizia che al cieco occhio te era tornata la vista. — E, dicendo queste parole, pose la sinistra palma de la mano sopra il buono, ché vedere non potesse, e con la destra gli fece una fica a rocchio cieco. E il giovene, come li avea insignato la provida Pippa, subito .saltò fuori, e andòne a casa sua, e la donna li chiuse l’usso dietro, dicendoli cl marito: — Mogliata mia, io credo tu sii impacita. — A cui respose: — Certo dico da dovero, — e, baciandolo in fronte, li assetò le come in capo legiadramente. Questa novella, gloriosissimo duca mio, occupò li auscultanti de piacere e riso assai, laudando singularmente la degna virtú