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miseria a tutto il mondo? È questo el premio de la lon^a fede e devota servitú del mio padre verso la vostra corona? È questo lo exemplo, che volete lassare a la posteritá del tempo, del vostro nome? Aimè! signor mio, disarmate el vostro core de appetito si profano, vinca a questa volta vera virtú tanta vostra follia, e rcducetive a memoria la continenzia de Scipione Africano magiore, al quale essendo donata quella bella e nobile sposa de Luccio, duce de’ celtiberi, el quale alora dominava parte del vostro ampio regno, essa non solamente fece libera, ma illibata ancora e Intacta e cum amplissima dote restituí e donò al suo signore sposo. Oh core illustre che fu el suo, e veramente degno de’ preconi, li quali celebra de lui tutta la nostra istoria ! Fative specchio ancora de quello generoso effecto, che di sé mostrò Alexandro macedonico, quando li fúr presentate le bellissime figlie e la moglie de Dario, le quale, non obstante fossono nate d’un suo nimico e rcbelle a le sue glorie, vòlse che fusseno illese conservate e pudiche. Oh magnanimo re che fu costui, e degno de quel nome e gloria, quale mai in alcuno seculo o etate mancherano! Drizzate ancora gli occhi de la vostra mente a Pompeio magno, el quale, essendo in Armenia e avendo preso la bella Stratonice e molte degne e belle concubine de Mitridate, re de Ponto, suo capitai nimico, mai cum alcuna de quelle giungere se vòlse, anzi tutte intacte restituí a li soi, es.sendo tutte loro sorelle o moglie de nobili omini e duci in quelle parte. Questi sono veri eiTecti, signor mio sacro; questi sono quelli che fanno li omini per virtú pari a li dèi. Questo fia uno de quelli, che, se sará operato per la vostra clenienzia in me, ve dará piú gloria e splendore che quanto sangue e sudore spargesti mai sotto el peso de le dure battaglie, dove tant’anni cum summa vostra laude ve séti travagliato. S’el fígliuoi de Priamo, re nobilissimo de Troia, avesse cogitato el fine de la rapina de la moglie de Menelao, del paterno regno e de sé la ruina cum ultimi stridi veduto non averebbe. E similmente s’el superbo Sexto romano el suo sfrenato disio verso Lucrezia cum prudenzia temperato avesse, de lui c de la sua casa lo exterminio sequiio non sarebbe. E, benché non sia da