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NOVELLA XXXII

Ladislao, re di Ispagna, dolosamente, in casa de uno suo amico, una figliuola de uno suo cítadino se fa condure, per avere piacere cum lei, la quale cum morale rosone ed excmpli defende la sua onesti; dove in sucesso diviene onorata regina.

Re Ladislao de Ispagna, caro figliuolo e voi generosa compagnia, fu principe de magno stato e rico quanto altro forsi a’ di soi se trovasse. Epso, vincto da l’ozio, inimico de vertute, e da voluptuosi pensieri, nutrimento de lascivia, non guardando essere copulato de bella e savia donna, figliuola del re di Scocia, se inamorò de la figlia de uno suo nobile citadino e al suo stato molto fidele, nominata Placida, savia, onesta, costumata e bella piú che altra giovene che nel suo regno in quel tempo se trovasse, e alevata mediante il suo preclaro ingegno in degni effecti de doctrina, e Torsi piú che a donna non convenia. Del cui amore epso re se accese per si facto modo, che, non potendo per altra via (ché molte ne tentò) venire a Taffecto del suo pensiero, fece che la moglie de uno suo amico, strecta parente de la matre de la giovene, che de pochi mesi prima era morta, la invitò uno giorno seco a disenare; nel qual di el re, prevenendo .secretamente in casa de questo suo amico la matina per tempo, in una guardacamera de la casa se nascose. Or, venuto la giovene e il padre de lei a disenare cum questa sua parente, poi che ebbeno disenato e stato alquanto in rasonamenti, come interviene, da inde a poca ora col marito de questa sua parente usci de casa; onde la indiscreta donna, che pur altro non desiderava, dixe; — Placida, figliuola mia, vien’ meco in la mia camera, ché io te voglio mostrare alcune belle cose, che sono certa te piacerano molto. — E cum queste parole menatola in camera, dove era el re, e chiuso Lusso de quella, aperse uno rico cofano, e, mostrandoli or questa or quella altra zoglia, tutte