Pagina:Arienti, Giovanni Sabadino degli – Le porretane, 1914 – BEIC 1736495.djvu/185

e bizarra assai. E per questo stetti alcuni giorni eh io non arditti tornare da lei. Pur, vincto da le fiamme d’amore e pensando ch’el mio peccato era stato meno che veniale, deliberai tornare da la sposa, in ora che po.ssetti comprendere la matre essere ita a la messa, che fu per un di de festa; e cum questo pensiero gittomene a casa sua e pichiato a l’usso importunamente, la sposa rispose: — Che voleti voi, mi.sser Ludovico mio bello? — Io, girando subito gli occhi mei ne la sua fazza angelica e legiadra e rescaldandome tutto de amore, li dixi cum tal dolceza e affezione che me aprisse l’uscio, che, ancora fusse cum sua gran paura, subito adempiè il mio desiderio. Per che, trovandome seco e volendola acarezare un’altra volta prestamente per carestia del tempo, perché me pareva tutavia vedere tornata la gelosa vechia, me dixe, a voce interopta da qualche suspiri e lacrimette, quanto avea operato in lei la matre per quello avea facto l’altra volta seco. Il che intendendo, io, per essere optimo cozone de tal mercanzie, come sapeti, dixi: — Sposa mia bella, lume del mio core, non sia tua matre per questa casone sdegnata cum nui, perché quello che s’è facto se può facilmente e cum nostro piacere disfare. — E, domandandome ella in che modo, postola incontinente sopra la banca, come feci la prima volta, scherzai seco cum mio dulcissimo piacere e suo un’altra volta, dicendoli: — Anima mia, toa matre non se potrá piú dolere de nui, perché abbiamo disfacto quello era facto. — La qual cosa essendo singularmente piaciuta a lei, dixe: — Sposo mio dolce, certamente non averesii potuto far meglio. Che Dio sempre ve benedica ! — E cum queste parole me partitti da lei. La quale, adimandata un’altra volta da la matre, come fu tornata da la messa, se io gli era stato, e narrato da la sposa apuncto quanto era sequito, se rescaldò de tanta ira e furia, che dette a la povera sposa de le fructe de l’asino in gran quantitate; e, appellandome iotto, ribaldo e traditore, giurò a le sancte dei evangelie che mai piú me la darebbe per moglie. E cusi, remandandome indrieto certi panni che io li avea facti, me fece intendere per uno suo parente che piú non li andasse in casa, perché non me volea piú dare la figliuola, a la quale sapeva non