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E1 buffone de l’imperatore, el dono e l’onore recevuto, li rese quelle grazie che a lui forono piú possibile; e, quinde partendosi, occupato da festa e letizia, se ne tornò a la imperiale corte, dove non li parve mai avere quiete, finché tanto effecto non ebbe notificato a l’imperatore. El quale, ancora che fosse barbaro, non puoté fare che, pensando al magnifico effecto del regio araldo, non se riempisse de vergogna e de maraviglia, e dettegli materia de celerare la sua partita, cognoscendo maximainente quanto lui mancato avea circa l’effecto de la liberalitade verso la virtú sua. Le quale cose essendo cum piacere a le orechie del re penetrate, mandò subito per lui. E quello, in presenzia de tutti li soi baroni, cum gran dolceza sbraciato e baciato in fronte, li dixe queste parole: — Filisteo (ché cusi era il suo nome), tu me hai facto oggi un tale e tanto onore, che senza grazia de la nostra memoria se partirá giamai, parendone che questo tuo magnifico effecto sia stato de piú nostra gloria e triunfo che tutta la excellenzia della nostra regale corte. Per questo nui te ringraziamo assai, cum fermo proponimento de rendere tal guidardone a la amplissima tua virtú, che sia perpetuo exemplo a qualunca nostro altro servitore, de sapere spendere, come hai facto, ogni loro facoltá, quando accada, per nostra gloria ed exaltazione. — A le quale parole il buffone cum debita reverenzia e cum onesto riso in questo modo rispose: — Altissimo signore mio, ringraziovi quanto piú possa; e sapia la Vostra Sublimitá de la optima speranza me offeriste, ché certo non era opportuno, cum ciò sia che piú volte quella effectuosamente me l’abia dimonstrato. Se io ho facto cum cibi e doni onori allo imperiale araldo, io l’ho facto molto voluntiera c de gagliardo animo, a dimostrazione che li servitori de la Vostra Maiestá cognoscono le virtú degli altri omini e quelle sanno premiare, recordandove ch’io ho sempre avuto e ho tanto cara questa vita, quanto la possa spendere in farve cosa grata. — E qui si tacque. Questa risposta piacque in tal modo al discreto re, che sigillò l’uno e l’altro nelli piú secreti luochi del core. E, per non inquinare l’usata liberalitá sua, che dire se potesse: — Il re Alfonso, a la barba di savi, è liberale in li