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cofjnosci tu questa pulcella? — Sacra Maiestá, si che io la cognosco; epsa è figliuola del vostro medico, chi è quivi. — — — — Io el credo bene dixe il re. Ma dime: come hai avuto tanto ardire che abi violato la cara virginitá sua, avendoti facto tanto alto de robba, de stato e de condizione, e fra li miei cari carissimo.^ Le quale dote, se fossi gentile, te doveano fare umile e prudentissimo. — Il «caro cavaliero», vedendo scoperto el suo iniquo peccato, non sapeva negare né far scusa né defesa alcuna, e, sperando pur pietade da la regale clemenzia del suo signore, se gettò genochio a terra e dixe: —Serenissimo signor re mio, se male ho facto, abiate di me mercede, che cusi me ha sforzato le troppo cocente fiamme d’amore, a le quale sapete quanto male se può resistere. — Il re alora dixe: — lo voglio prima, in emendazione del tuo fallo, che tu fazzi dota a questa giovene de ciò che tu hai, e questo non te debbe essere grave, amandola tanto come dici. — Ciò che piace a la Vostra reale Altezza, signor re mio, sono contento de fare. — E cusi fece, che fu el valore de piú de sexanta migliara de scudi. Il che facto, el re gliela fece sposare; e poi, vòltose a maestro Aristotile e alla moglie, dixe: — Fate conveniente invito, adeioché mandiate vostra figliuola a marito onoratamente domane senza indusia. — E poi comandò al cavaliero se acconipagnas.’^e cum la moglie. E voluntiera la quale cosa feceno l’uno e l’altro, cum gran trionfo e festa e cum piacere de tutta la cita de Parrise. Passato il di festevole e nupziale e il matrimoniale congiungimento, il re mandò la matina sequente perii «caro cavaliero», che ancora da Iato de la cara e bella sposa non era levato. Il quale andato da Sua Maestá, epsa li dixe, avendo uno orologio di polvere in mano: — Cavaliero a mi giá caro, aconcia il facto de la tua anima, disponendoti a morire, ché, infra termine de questa ora che dimostrará questo orologio, te voglio far decapitare. — El cavaliero, audendo la cruda disposizione del re, quasi non cadde de dolore in terra, e dixe: —Aimè! signor mio, per che casone? — 11 re alora, volgendoli le spalle, acciò l’amore e la pietá noi removesse dal suo alto proponimento, el lassò. Onde il cavaliero, come era ordinato, menato