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NOVELLA XXVIII

Il re di Franz®, intendendo per cxcmplo avere una infirmitate multale, per liberarle da epsa fa si>osare la figliuola del suo medico a Dionisio, suo caro cavaliero, e poi li fa tagliare la testa.

Carolo quinto, re di Pranza, retornando da Roma e passando per la nostra citade per andare in Pranza, fu retenuto per alcuni giorni da’ nostri de quello tempo liberalissimi e splendidi citadini, per onorarlo come primo re de’ cristiani. Ed essendo il festivo giorno de san Rafaele, nel quale se corre uno vexillo de rico drappo, in remembranza de la gloriosa victoria ebbe el nostro bolognese populo del potente exercito del conte de Virtute, signor de Milano, posto intorno la nostra citate cum grandissima vastitá e invasione (del quale exercito fino a le donne e fanciulli fecero mirabile preda, come ancora vedere se possono |>er le ruginente spoglie de li superati inimici, le quale in molte case de’ nostri citadini se vedeno), il re, come magnanimo, inteso la casone de la lieta festa, oltra l’altre nostre mirabile victorie e la excellenzia della nostra citade, devenendo a quella affezionato, la tolse in protezione contra chi volesse la nostra giá fetente libertá occupare, come appare per li regali privilegi dati negli anni novi del suo felice regno, portati da misser Piero di Bianchi, nostro nobilissimo cavaliero e patricio, mandato per oratore in Pranza da la nostra republica a la Maiestá de epso re Carolo, per tal efifecto e per uno coronato vexillo, pieno de gigli d’oro cum catenelle d’oro e de argento, donato n la nostra citate, insegna dal cielo donata a Carolo primo. Il quale vexillo p)OÌ ne’ gnomi solemni in pulpito del nostro palazzo, nel mezo de’ magnifici stendardi del populo e libertate, se poneva. Ora, per non essere disgressore dal nostro proposito, dovete sapere, onorandissimi gentiluomini e voi generose donne, che a questo re essendoli a Roma morto il suo medico, ne prese uno in la nostra citade e menòlo seco