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10 le porretane

sua rota, che di me a le volte recordare te piada. — Triunfo, sentendosi chiamare dal patrone, se smarritte oltra modo; e, tolto prestamente la sua cortina dal muro e quella piegata, senza prendere licenzia se partí de casa e della terra, e dove s’andasse pare non se sapesse mai.


La piacevole opera, excelso principe e caro mio signore, de Triunfo da Camarino, non fu auscultata senza festevol riso da la nobile brigata, dicendo ch’el defecto del pazzo si è ch’el crede essere savio (ove, se la sua pacia cognoscesse, se occiderebbe), e concludendo che in questo mondo non è magior riposo che contentarse del stato suo, come faceva Triunfo, il quale, secondo la sua zuca vòta, se dava ad intendere esser imperatore, non piú oltra curandose, ché tanto a lui valeva come proprio fusse stato. E sopra ciò ponendose fine, Guidantonio Lambertino, dignissimo genero del conte, uomo de li umani e filosofici studi amantissimo, e di sangue, di costumi, de liberalitá e de ogni altra virtú quanto altro de la nostra citá nobilissimo e grazioso, cum ilaritá, com’è costume de la sua gentile natura, un piacevole e cauto accidente in questa forma narrò.