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loro: — Tu ce l’hai rubato nel bel mezo del nostro castello; per certo tu non el portarai piú oltra. — E cussi tuttavia sforzandose de trarglielo delle mane, e lui gridando e defendendose, e loro pur gettandoseli adesso e spengendolo in qua e in lá come una palla, tutta la gente de la piazza, li cum grandissime risa concorse. Unde misser Salvatore, in sé rodendose, e come rabiato fremendo cum li denti, de ira e de affanno e vergogna rescaldato, per vederse fra la tresca de tante bergamino donzelle, cominciò a menare pugni e calci (ché allora non era podagroso) ora a questa or a quella, e loro similmente a lui, in modo che li cadde la beretta de capo; quale volendo cogliere le meretrice, gettandolo in terra, gli rapirono il merlo e cum quello fugirono nella sua botega. Levato poi in piedi misser Salvatore e còlto la sua beretta, vedendo le fugiente meretrice e loro acto assai villano in lui operato, dixe: — Porche sozze! Che impalate essere possiate in uno palo de ferro acceso, per sancto Antonio! Io querelarò or ora de vui al signore in tal modo, ch’el seria meglio che vui fuste state a casa del diavolo. — E cusi, tutto riscaldato, pelandose la beretta da la polvere inquinata, per essere stata scalpistata, se ne andò dal signore, a cui affannosamente de Io occorso accidente querellando, la Sua Signoria ridette tanto forte, ch’el fu neccessario se dizulasse nel stomaco. 11 che misser Salvatore vedendo ed augumentandoseli la passione, la ira e il sdegno, di.xe: — Diavolo! signore, voi ridete? Son queste cose da ridere, a dire che una mandria de vache, nel mezo de la piazza, facendomi de opprobrio spectaculo a tutto el populo, me abiano assalilo cum tanta ignominia e rubatomi l’ucello che me avevi donato? È questa la reverenzia che per rispetto della Vostra Signoria me doverebbe essere avuta, essendo lei albergo d’ogni mio bisogno? Pertanto ve supplico, per la devozione mia verso vui e per mio onore, vogliati fare qualche dimostrazione, che li doglia il dispiacere ho recevuto. — Respose el signore, non potendo retinere le risa: — Misser Salvatore, non ve date affanno, per Dio, ché faremo quello sera da fare. Ma ve adviso che ciò che è occorso, da me è causato per solazarme cum vui. — E, narrandoli ogni cosa, el confortò a S. DEGÙ Arih.nti, Lt Porretane. 9