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de’ suoi progenitori in arme e in lettere dimostrano, una cum li regali privilegi, de le loro laude e gloria pieni. Essendo quivi dunque, avanti la casa di epso conte Anseimo, in megio de la via, fu per la briglia del bianco cavallo da certi graziosi gioveni retenuto, quali cum reverente maniera dixeno : — Nobilissimo cavaliero, a figliuoli de digni principi, come voi, sta bene alla nostra regina usare qualche dono degno della Vostra Altezza. — E 1 valoroso cavaliero, respondendo, come è costume e natura del suo sangue, graziosamente de si, aprendo la borsa e gli occhi ponendo fra le fronde, vide eminente sedere una bellissima giovene, figliuola del conte, nominata P.anfila, in abito de egregia regina, de seta verde rccamata a certi ucelletti de perle, vestita, che sopra la bionda trezza de capilli, cum maestrevole revolgimento acconci, avea una aurea corona, texuta de vari, belli e freschi fiori. La quale, drizzando el suo angelico viso e girando gli occhi suoi splendidi, che parevano doe stelle matutine, verso quilli del prestante cavaliero, glie passò el giovenile core cum uno dardo de amoroso fuoco si cocente, che, quasi smarendo li vital spirti, non fo per cader del cavallo. Pur, aiutato da virtú, lassando un profundo suspiro, al meglio che possette restituí l’anima afflicta al stanco corpo. Di che parendoli tempo, per la recevuta doglia mai piú non sentita, de qui partire, posta la mano ne la borsa e traetene uno pugno de bolognini de oro e de argento, cum acto assai piacevole e de grandissima liberalitá li gettò verso la bella giovene, dicendo: — Dio ve feliciti, bellissima regina! — Se parti cum reverente licenzia, lassando la sua amorosa anima nelle bellezze de la vaga giovene. Stando adunque questo cavaliero sempre cogitabundo in costei, né li parendo mai avere veduto cosa creata che tanto li piacesse per la excellenzia del suo aspecto e costumi, e reputando lei l’ultimo fine de’ suoi disii, de onestá e pudicizia fondati, cominciò spesso a passare avanti la casa sua per vederla; che rare volte apparea, e, quando grazia de vederla li era concessa, se ingegnava, come Venere vuole e insegna, cum acuto guardo e cum ardenti suspiri mostrarli el casto amore li portava. Il quale da l’amata giovene per subtilitá de l’ingegno subito