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NOVELLA XXI

Pirreo, iigliolo de Azzo terzo da Este, illustrissimo marchese, dimorando a Bologna nel Studio, pudicamente se inamora de Panfilia. La quale a morte se inferma e, prima che mora, vole epso vedere; e anibedui nella visitazione morono. Per sequire l’ordine, l’umano invito obidendo, caro genitore, benigni gentilomini e voi donne dulcissime, da’ nostri antiqui ho inteso che l’alta memoria de Azzo terzo, figlio de Opizzo primo da Este, illustre marchese, essendo successo al patre nel glorioso Stato, ebbe cum nostra sempre potente communitá longhe controversie, e maximamente per confine, causa el piú delle volte de privare gli confinanti della suave dolcezza d’amore, donde ne successeno sanguinente e crudel bataglie. Pur, essendo nel 1307 conciliato cum nostri antecessori, in segno e pegno de la renovata caritade mandò dui suoi figliuoli naturali e legiptimati a Bologna. E, non avendo altra legiptima stirpe, quantunque fosse congiunto matrimonialmente cum la nobilissima Beatrice, figlia de lo excelso Carolo secondo Andegavense, re de Puglia, e sorella della magna memoria del monarca de virtute, re Roberto (cosa che molestamente portava, per aver concepto grande odio verso suoi fratelli Francesco e Aldovandino, de’ quali poi è diffusa la numerosa prosapia Estense), pregò quilli nostri de quel tempo regimenti e populo che gli dovesse acceptare in figlioli e decorargli de militare splendore; e ch’el primo, nominato Fresco, giovene de anni vintidui, glie remandasseno, el quale volea introdurre al governo del suo Stato, per le inimicizie che avea cum Francesco e Aldovandino soi fratelli, adcostati a l’inclito di Venezia ducal dominio; l’altro, de quattordeci anni, nominato Pirreo, retenesseno e lo facessenoa Bologna studiare, dove per virtú del divo Petronio, nostro protectore e celeste patrono, fumo li studi de la Grecia, nella quale esso