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ordine di quelle magnanime stelle che hanno in cura gli accrescimenti prescrittivi da le amiche influenze loro. Per la qual cosa la prole generosa, che uscirá dal seme sacro d’Austria e di Fernese, consolará Roma con la medesima gioconditá di pace con cui la consolò Ottaviano. E, mentre vedrete deificarvi da la gloria dei propri meriti, Italia, renduta, mercé di voi, al grado dei primi onori, si rivolgerá a benedirvi, come verace pegno de la sua eterna salute.

Di Vinezia, il 29 di luglio 1541.

DCVII

A MESSER MARCO DA LODI

Ricorda i bei tempi trascorsi insieme a Roma presso Leone decimo e il

Cardinal Ippolito de’ Medici, e lo ringrazia di averlo tanto lodato alla presenza dei cardinali Farnese e Cesarini. Io, o come che padre onorando, nel leggere la vostra lettra, parvi proprio un di quegli uomini modesti, che, nel farcii suo maggiore l’uffizio apartenente a lui, non sa per la vergogna dove si ascondere il viso. Ma io avrei ben mancato de la dovuta onestade, non mi arossando nel vedermi onorare da la prestanzia di voi, spirito si nobile e si gentile, che ogni alto personaggio è tenuto a riverirvi nel modo che da qui innanzi vi riverirò io, che ben mi ricordo di quante volte, al tempo di Lione, pontefice dei pontefici, con messer Nofri, eccellente cortigiano, in casa del Cardinal di Cortona aviam riso insieme di quello che anco insieme ridaremo. Piacerá a la bontá di

Dio che voi, lusingato da la bellezza di questa cittá mirabile, ci verrete pure; onde potrò qui abbracciarvi con il medesimo affetto con cui ci ho abbracciato il Molza, il Tolomeo e il Cesano. Si che mantenetevi sano, e godavi di continuo l’animo nel pensare che séte stato caro al solo Ippolito de’ Medici ; onde cotal vanto vi tiene al mondo si chiaro e si glorioso, che non