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signor Ferrante, eavalier senza menila, capitan senza pari e prin cipe senza superbia. La cui umanitarie, tosto che qui mi viride, disse: — Ecco chi mi ha allevato! — Si che la bontá vostra è quasi obligata ad abbracciar la servitú mia nel modo che l’abbracciò la benignitá di quel buon duca, che non è suto adorato dal mondo per causa dei simili a le sceleratezze dei Fanzini.

Di Vinezia, il 28 di luglio 1541.

DCVI

AL DUCA DI CAMERINO

[Ottavio Farnese] Lodi. Se il cielo e la natura, mossi da una incomprensibile cortesia, vi hanno, signor perfetto, arricchito di quel che dovevano darvi e di quanto potevano porgervi, perché non debbo io, essendo il far ciò uffizio dovuto a ciascuno uomo, offerirvi in apparenza di umil dono questo esser che Iddio mi ha dato? Certamente egli è di mio dovere il farlo. Imperò lo faccio, e, facendolo, mi stupisco pur a pensare come sia possibile che in voi risplendino tanti lumi di prosperitá, che, avenga che un solo di tali ne rispondesse in qualsivoglia principe, si terria per beato. Onde il mondo d’altro non ammira e d’altro non favella. Ma ben dee ammirarne a favellarne, poiché mai non fu e mai non sará giovane, ancor cinto dai fior vaghi de la sua etade verde, che, oltre a la grazia, a la magnificenzia, a la bellezza e a la bontade, avesse per avolo, per suocero, per padre e per fratello un pontefice santo, uno imperador fortunato, un duca massimo e un Cardinal singulare. Talché la vostra si può piú tosto chiamare beatitudine angelica che felicitade umana. E, se nulla mancasse a la speranza, che si tiene circa la somma de le future grandezze vostre, ci supplisce lo augurio del nome, il quale con alto misterio vi pose il battesimo per