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dire: — Io l’ho, — poiché la bugia, pane quotidiano dei gran maestri, non è cibo de la mia bocca. In cotal mezzo, attendete a ristorar le menti di si accorta, di si forbita e di si industriosa cittá con i soliti intertenimenli, peroché l’ore, che si consumano ne lo imparare e nel recitare i piacevoli ammaestramenti del vivere, non sonano mai. Oltra di ciò, lo starsi occupato in si giocondi negozi è cagione che l’ozio, padre dei vizi, non dá tempo a la gioventú di voialtri di versarsi nei disutili e inonesti pensieri. Dipoi è meglio spendere i denari in si fatte novelle che gittargii dietro a le ribalderie de le lascivie Si che perseverate pure ne lo essercizio preso, da che ne ritraete lode de la patria, fama dai forestieri e grazia ila chi vi regge. Intanto ricordativi di me, che stinto il cordini de l’amore, che mi dimostrate, secondo il costume de le gratitudini che mi tengono tuttavia in continuo l.’animo, per la qual cosa sono isforzato a sempre pensare di compiacere agli amici.

Di Vinezia, il 19 di decembre 1540.

DLXVI

A FRANCESCO VITALI

Rimandi pure il figliuolo Alessandro, buono di indole ma scapato, a Venezia presso lo zio Tarlato, uomo veramente degno di tutta la stima e il rispetto. Io son certo, fratello, che, nel ricevere «li questa mia lettra, ne farete la maraviglia che farei io ne lo avere una carta vostra. Ma, per esserci il piú spesso scriverci interdetto da le occurenze che in diverso modo ci lo vètano, perdoniamcelo l’un l’altro. Oltra ciò, non ci mancando negli interessi dieci occorrano, usiamo insieme il benefizio de l’amicizia secondo lo accaderci dei suoi giovamenti. Ma, perché l’occasione del compiacervi si sta ora dal Iato mio, dicovi che mandiate Alessandro qui, peroché, essendo mcsser Tarlato un me medesimo come