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tristizie dei signori, nel porgli tutti in oblio, vo’ ricordarmi solamente dei miracoli di Dio. occiochc le sue misericordie non si dimentichino de le calamitadi mie. E, avvenga che le carte, con le quali gli perseguitai, gli abbin punto migliorati, me ne rallegro; come, essendo altrimenti, me ne contristo. Intanto la infima qualitá mia si scusa con l’altezza di quello intelletto, da la cui nobile cortesia è uscito il dotto, il bello e il nuovo sonetto mandatomi ; al qual non rispondo, accioché le mie scritture non diano la morte a quegli scritti che mi danno la vita.

Di Vinezia, il 16 di decembre 1540. DL.XV A MESSER FRANCESCO ORFINO DA FOLIGNO Ringrazia del dono di alcuni confetti. Si scusa di non poter ancora mandare una commedia (forse la Tafanici), che promette in séguito, ed esorta l’Orfino e i suoi amici a continuare nelle loro esercitazioni filodrammatiche. Egli è pur troppo grande, o figliuolo, il generoso che mi si dimostra da la bontá de la compagnia vostra. Ecco che io ho da voi tutti il core, la lingua e la lacultá. Ma, se mi pareva impossibile a rendervi cambio de la benivolenzia e de la laude, di che mi fan degno le vostre parole e le vostre affezzioni, che debbo io fare, ora che ce si aggiunge la cortesia ancora? Veramente, io ho accettato il dono dei graziosi confetti, presentatimi dal nostro dabene e gentil Giambattista, solo per esser certo che con essi è mescolato del zuccaro, che vi tien dolce quel animo con cui dite niandarmegli. E, perchè mi sono stati non men cari che uno dei presenti che spesso mi porge non so s‘io mi dico la paura o la liberalitá dei principi, ve ne ringrazio con zelo amorevole, dolendomi assai di non poter fornirvi de la comedia che desiderate d’avere, come io desidero di darvi. Benché ve la prometto, e, promcttendovela, potete