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le pochissime varianti non meramente formali della seconda ri) ; per la lettera al Ricchi, a rimandarne la riproduzione al volume di Lettere estravaganti e inedite (a); e, per le sei rimanenti lettere, a dare il testo di SL, non senza correggerne, come vedremo, le date spurie in quelle genuine, che per fortuna conoscevamo (3). Circa poi le lettere apparse per la prima volta in SL, il nostro còmpito, per quanto assai piú lungo, non era tale da incontrare ostacoli extraletterari nella sua attuazione. Dal momento, infatti, che di SL non si rinviene piú alcun esemplare dell’edizione originale, dovevamo procurare di risalire a questa mediante il confronto delle due ristampe che di essa oggi ci restano. E ciò, per l’appunto, abbiam fatto con la maggiore diligenza che ci è riuscito. A fondamento abbiam presa la ristampa veneziana del 1547, sia perché piú vicina cronologicamente all’archetipo, sia perché esente da correzioni e raffazzonature letterarie; e la abbiamo seguita fin dove era possibile, anche in quegli errori grafici (non tipografici), grossolani quanto si voglia, che non arrecassero nocumento all’intelligenza del testo ( 4 ); giacché proporsi di risolvere, senza il sussidio di documenti, in qual caso fossero dovuti all’A., in quale al Dolce, in quale al Marcolini e in quale all’anonimo tipografo del 1547, sarebbe stato scopo tanto irraggiungibile quanto ridicolo. Soltanto nei casi di spropositi o di lacune tipografiche di evidenza palmare siamo ricorsi alla ristampa del 1609 (s); alla quale sola, purtroppo, e giá sappiamo perché, abbiam dovuto affidarci per le lettere 59S-608, nelle quali, per altro, non abbiam mancato di ricorreggere secondo la grafia costante dell’A. («de lo», «a lo», ecc). (1) Si veda I, 80 n. (2) Si veda la Nota al primo libro, p. 432, n. t. (3) Ivi. p. 428, n. 1. (4) Sono state seguite naturalmente le norme giá adottate pel primo libro, intorno alle quali si veda ivi, Mota, p. 433 sgg. — Di piú, si è scritto sempre «cappello», quantunque questa forma si trovi alternata con l’altra, affatto veneta, «capello». Ciò, sia per evitare equivoci, sia anche perché l’A., toscano e non veneto, come egli stesso diceva, pronunziava, e probabilmente scriveva, costantemente «cappello». (5) P. e., lett. 325: ed. 1547, «potesti», «el smarriscono»; ed. 1609, correttamente, «potessi», «cl smarriscono»; — lett. 328: ed. 1547, «da la vostra»; ed. 1609, «de la v.»; — lett. 334: ed. 1547. «cosi», «mancareste», «caro»; ed. 1609, «costi» «mancarete», «cara»; — lett. 340: ed. 1547, «argezza», «inside»; ed. 1609, «larghezza»,«insidie»;—lett. 346: ed. 1547, «battizzo un»; ed. 1609, «battizzono»; — lett. 354; ed. 1547, «modo»; ed. 1609, «mondo» ; - lett. 355; ed. 1547, «gli