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272 NOTA fosse servito dal suo nuovo discepolo, non possiamo affermare con certezza per manco di documenti, e cioè dell’edizione cui il Dolce dedicò le proprie cure; ma, a voler giudicare dalle ristampe che ne possediamo e dalle scempiaggini commesse dal medesimo editore nella terza edizione marcoliniana del primo libro (0, bisogna pur dire che la fiducia riposta dall’A. nello specialista di edizioni, cui si era rivolto, fosse, a dir poco, eccessiva. Non sappiamo quando precisamente del manoscritto consegnato dal Dolce (cui l’A., come giá pel primo libro (*), veniva facendo continue aggiunte, di mano in mano che scriveva altre lettere) Francesco Marcolini, il tipografo forlivese, amico e compare dell’A., iniziasse la stampa. Probabilmente, non fu prima del maggio 1542, quantunque da una lettera dell’A. del primo maggio di quell’anno (3), nella quale scrive che tra «quindici giorni» l’opera avrebbe vista la luce, si dovrebbe desumere che in quel tempo il lavoro fosse ormai agli sgoccioli. Ma, quando ci si trova di fronte ad asserzioni dell’A. circa la composizione di opere sue o dei suoi amici, non bisogna dimenticare che egli aveva l’abitudine di lavorar molto di fantasia; come, p. e., quando si divertiva ad annunziare al marchese del Vasto (che si era preso la briga di fargli raccogliere e di spedirgli tutti i documenti necessari ( 4 )) di aver terminata la Vila di satt Tommaso di Aquino prima ancora che si accingesse a scriverla ( 5 ) ; o come quando descriveva al medesimo marchese, con commosso entusiasmo e con maravigliosa precisione, i piú minuti particolari di un quadro commesso dal D’Avalos a Tiziano, del quale il pittore non aveva peranco disegnato il (1) Si veda la Nota al primo libro, p. 427 sgg. (a) Ivi, p. 404 sgg. (3) Lettera a monsignor di Prelormo (11, 163). (4) Lettera del march, de) Vasto all’A. del 2t marzo 1541, in Leti, all’A. (ediz. Romagnoli, i 1 , 192). Erra il Bertani ( P. A., Sondrio, 1901, pp. 355-6, n. 84) nell’asserire che, insieme coi documenti, il d’Avalos mandasse all’A. trecento scudi. Troppo abituato era il marchese al modo di fare deU’A., da aver la dabbenaggine di pagare anticipatamente. E i trecento scudi vennero assai piú tardi, quando il lavoro era giá. pubblicato da un pezzo, e cioè l’8 giugno 1544 (Lettere cit., 1 1 , 195). (5) Cfr. le due lettere al marchese del Vasto del 12 gennaio e del ts marzo 1542 (il, 125, 139). Effettivamente la Vita di san Tommaso non fu terminala prima del

  • 543 . anno in cui fu pubblicata presso il Marcolini, con dedica al marchese del Vasto,

priva di data. Cfr. Mazzuchelli, Vita di P. A. (Padova, Cornino, 1742), p. 224; Scipione Casali, Annali della tipografia veneziana di Francesco Marcolini (Forlí, 1861), p. 148: Bkrtani, op. e loc. cit.