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uscitemi dal core del giudizio, bontá de la maraviglia, che mi ha provocato le voci, nel vedere gli intagli che nel legno di noce avete qui mandato. Certo che son mirabili e degni de la fama vostra, e io, per me, non viddi mai simil delicatura in gesso né in marmo: onde sto con isperanza dei miei veramente grande. Intanto vi prego che mi imponiate qualcosa, che venga a far meno la vergogna, ch’io tengo circa il prevalermi de la virtú d’uno che a pena mi conoscete per nome. Di Vinezia, il 26 d’agosto 1542.

DCCXCVI

A MESSER FRANCESCO DEL SARACINO

Ne magnifica la munificenza, piú da re che da mercante, mostrata specialmente in una famosa cena data al marchese del Vasto. Il privilegio, che dee rendere testimonianza del grado di che Cesare ha ornato la reale persona vostra, non può tardar molto a venire; benché non so qual si fusse stato piú presto, caso che Sua Maestá conoscesse il vostro animo proprio di cavaliere, o quella a mandarvelo o voi a desiderarlo. Certo che la sollecitudine si rimaneva dal canto di lui, avenga che sol coloro, che meritano simile insegna d’onore, sono stimati dal grandissimo imperadore, e solo quegli, che tengono in sé natura di magnanimi, debbono risplendere di si bel titolo ; imperoché gli è suto trovato per esaltazione di una mente, come la vostra, nobile e per gloria d’un core, come il vostro, altèro. Le quali due virtú o grazie, che le vogliam chiamare, si dimostrar in si fatto modo quella sera che in Biri, ne le case dei propri parenti, convitaste il gran marchese del Vasto, che Paolo lovio, sedente a si pomposa cena, giurò che simile non ne vidde mai fare ad alcun re ; e, perché cotal suo detto fu poi confermato da cotanto capitano in presenza de le mille persone, che ci mangiarono con solenne gioconditá di stupore, si