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DCCLXXX

AL CONTE ALFONSO CALCAGNINO

Ringrazia del dono di alcuni veli ricamali in oro e in argento, destinati a una sua «diva», e magnifica la liberalitá del Caleagnini, degno nipote del liberalissimo conte Lodovico Rangoui. Il capitan Camillo di Caula, uomo valoroso e prestante, mi ha dati i veli d’oro e d’argento mandatimi da voi, signor nobile e liberale. Dei quali vi ringrazio non come ringraziai me la diva che dee godergli, avenga le donne vogliono che il donar loro sia d’obligo nostro, ma quale io soglio, nel modo che mi si conviene e ne la guisa che meritate. Concludendola col dirvi che non sareste nipote del magnanimo Ludovico Rangone, spavento di quella avarizia che minuisce e contamina ogni uffizio solenne e santo, di quella avarizia che precipita e rovina la bontá e la fede, di quella avarizia che spinge e induce l’uomo al guadagno brutto e vituperoso. Si che rallegratevi d’aver l’animo simile al cor d’un tanto zio. In cotal mezzo la Signoria Vostra comandimi, come che le son servitore.

Di Vinezia, il 18 di agosto 1542.

DCCLXXXI

AL SIGNOR ROTA

Dica a quei pettegoli, i quali asseriscono che l’Aretino non abbia per don

Diego di Mendoza la debita stima, che in nessuno inai, come nel Mendoza, egli ha riposto con tanta fiducia tutte le sue speranze. Dite a coloro che consultano mentre il favore del vino e de le vivande gli mette in fervore di cicalare, che, si come è il vero che io uso molta licenzia circa il non frequentare d’intertenere don Diego come è di mio debito, cosi è bugia il dire