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DCCLXV

A MESSER GIAMBATTISTA TORNELLO

Ha indotto Tiziano a rimettersi novellamente alla Nativitá , giá inviata alla cattedrale di Novara e rimandata indietro dal Tornitilo: sará ora rifatta con l’aggiunta del patrono della cittá (san Gaudenzio) e la sostituzione di due angeli a due cherubini. Piacesse a Iddio, carissimo amico, che io mi conoscessi di essere si come voi affermate ch’io sono. Certo che me ne terrei buono non tanto per ornamento mio quanto per utile del secolo, che veramente ha carestia di persone, le quali abbino in sé le qualitá che mi attribuite. Ma, perché ognuno si succhia le dita, che nel mèle de la lode gli intingono coloro che si dilettano di ben dire, anch’io andrò raccogliendo con le labbra de la vanagloria quelle che mi danno le vostre umanissime cortesie. Ma, non avendo io con che altro rcmunerarvele, non ho restato di far si che messer Tiziano rimetta la mano ne la tavola, che tosto riavrete fornita da quella diligenzia che in veritá le mancava e che voi per suo onor desiderate. Esso ci ha aggiunto il protettor de la vostra patria armato e, in cambio dei cherubini, vedrete due angeli di vaghezza celeste e di grazia divina. Benché mi duole di non esser lui, intanto che io potessi sodisfarvi nei fatti, come cerco di compiacervi ne le parole. Ché, essendo ciò, confessareste, nel ricevere del presepio, che aspettate, che fusse piú tosto miniato che dipinto. Ma, quale io mi sia e per quel ch’io possa, vi notifico che tengo una extrema volontá di compiacere a voi, architetto singulare e gentiluom magnifico. Testimonio la Eccellenzia del signor messer Girolamo, riputazion de la medicina, splendor di Novara e degno parente di voi. Di Vinezia, il 6 d’agosto 1542.