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DCCLXIV

AL CAPITAN GRANDE

A differenza degli altri bargelli, messer Bartolomeo, capitan grande di Venezia, ha aspetto, modi e animo di gentiluomo. Da che io, messer Bartolomeo caro, viddi in che modo e con qual volto in casa de lo imbasciador di Spagna, la sera inanzi a la mattina de la sua partita, vi accarezzò il marchese del Vasto, ho sempre andato pensando a la grandezza del giudicio di Sua Eccellenza ; imperoché la perfezzion di quella potè comprendere in voi presenzia e discrezione. Grazie non mai piú viste in alcuno essecutore di giustizia, avenga che coloro che essercitano uffizio simile al vostro ebber quasi sempre l’aria e l’animo conforme a l’animo e a l’aria dei giustiziati. Certo che chi vi guarda la fronte nobile, scorge la somma de la modestia e de la gentilezza che usate inverso le persone gentili e modeste; talché non solo gli abitanti in questa cittá degna, ma i forestieri, che ci vengono, vi amano e lodano. Cosa non meno incredibile che nuova; peroché, si come la lode e l’amore non seppero mai il nome di si fatti uomini, cosi uomini si fatti mai non conobbero ciò che si sia amore e lode. Si che rallegratevene. avenga che quella equitá, che si ricerca in chi tiene purgate le terre dagli atti dei tristi è in modo intesa dal procedere di voi, che i serenissimi signori, che vi dièr tal grado, ne son commendati. Come anco si dee commendare lo stile che avete ne le cose volgari.

Di Viuezia, il 3 di agosto 1542.