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una cotal cosa mi è di piú contentezza che non mi saria la frequenza de la solita conversazione; imperoché, nel crescere de la reputazione di voi, vien maggiore anco la mia. Questo dico, per parermi, tuttavia che gli amici ringrandiscono, pnrticipar del grado loro, bastandomi solo che si ricordino de l’affezzione che io gli porto. La qual ricordanza so che si permane nel petto di Vostra Magnifícenzia, si perché Ella c gentile, si perché la memoria, che di lei tengo, il merita. Certo che vi ho sempre ne la lingua come nel core; e ne allegarci, in fede di ciò, il Dolce, si convenisse in cose non dubbie usar testimoni non necessari. Or eccomi qui ed, essendoci, vi prego per quella bontá che vi mosse ad aver mia conoscenza, anzi vi scongiuro per quel conto che le virtú vostre fan de l’altrui, che mi facciate segno de la benivolenza vostra con il comandarmi.

Di Vinezia, il 17 di luglio 1542.

DCCXLIII

A MESSER ANTONIO BRUCIOU

È dolente che il Brucioli, troppo ingolfato negli studi, dimentichi i suoi vecchi amici. Ancora che la vita, nonché l’amicizia, è da essere sprezzata per conto de la fama, non è però da scordarsene nel modo che voi, signor compare, vi scordate de la mia. E ben debbo io non pur dirlo, ma lamentarmene vivamente. Imperoché il consentire che io vi potesse talor godere non altcrarebbe punto la immortalitá, che vi procacciaste il di che vi deste agli studi. Oh! non vi basta egli aver composti piú volumi che non séte visso anni? non vi contertate voi del nome sparto per tutto il mondo? non vi pare assai lo avanzarvi con la dottrina sopra ogni altro? Certo che gli spirili del vostro ingegno per amor de la comune utilitá vanno peregrinando d’ogni tempo come il sole. Onde bisogna che la indegnazione da me presa in ciò