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calma si tramuta in tempesta, clic anco la tempesta si cangi in calma. Onde non è dubbio che i rancori nati nei petti vosiri e degli aversari di voi non ritornino ne le unioni de la concordia; perché gli uomini, in ultimo dei loro combattimenti, si gettono lá talmente stracchi e disfatti, che altro non bramano che potersi vivere senza sospetto e senza affanno. Oltra ciò, lo essere in noi l’anima, de la quale niuna cosa è di piú prestanzia né di piú divinitá, non comporta che qualche volta non ci ricordiamo de la differenzia messa da Cristo tra noi e le bestie; onde la rimembranza di ciò ne sveglie dal core le radici de l’odio e piantaci quelle de la caritá. Dipoi i travagli, il patire e gli anni destano, in chi travaglia, in chi patisce e in chi invecchia, lo spirito de la prudenzia; il cui consiglio, scegliendo il ben dal male, a quel si appiglia, clic sempre giova e mai non nóce. Si che acquetisi la mente vostra, recandovi le rovine passate in augurio de le prosperitá future; e, s’egli avviene che il pensiero errante vi rinfreschi ne la memoria le arsioni, i guasti, le rubarie, le violenzie e le morti, causate ne le vostre case, ne le vostre possessioni, nei vostri mobili, nei vostri onori e ne le vostre carni, riposatevene con lo aver ridotti i nimici propri a simil termine e a condizion peggiore. Né vi si rappresenti ne la fantasia la necessitá in <?ui la natura de lo essilio tiene i suoi partigiani, perché non si può dir miseria quella di colui che, mendicando, è indegno di tal calamitá. Ma non vi crediate che, se ben vi parlo ne la materia che vi si appartiene, che io non abbia compreso, nei giorni che avete peregrinato in questa cittá, la constanzia de la vostra fortuna ria, la quale sopportate con quella fortezza che si dee usare inverso la sorte felice. Testimone la vita lieta menata da voi, a onta de lo influsso che vi ha potuto tórre la robba, ma non la generositá. E però amore, il quale è duolo allegro, ragione insana, timiditá ardita, piacer noioso, luce oscura, gloria inlaudabile, sanitá inferma e rimedio che morendo vive e vivendo mòre, vi ha dato talor piú fastidio che la controversia de la nimistá. Ma, perché il diletto di lui è una piacevole gioconditá, assistente nei sensi, i cui movimenti, agitandogli con le soavitadi