Pagina:Aretino, Pietro – Il secondo libro delle lettere, Vol. II, 1916 – BEIC 1734657.djvu/207

coi vostri pensieri. Ma ecco che pur si è trovato la modestia e la benignitá nel favore. Sogliono le persone care ai lor principi, per qualunche cosa si sia. predominare la corte con l’alterezza del fronte, e, comandandole con la superbia del cenno, mostrarsi tuttavia piú ritrose a chi maggiormente le riguarda. E voi tanto vi pare essere il tutto, quanto giovate a tutti in ciò che venite richiesto; onde ne le cose ducali, mercé vostra, non si sente querela di sorte veruna. E, s’egli aviene che il caso faccia nascer degli scandoli, che provocano a ira ora il padrone e ora i servitori, la prudente vostra avertenza ripara con si bel modo a la indegnazione di quello e a la aversitá di questi, che se ne acqueta l’una e l’altra parte. Ma chi vòle comprendere di che grandezza sia il giudizio di Guidobaldo, misurilo ne l’avere Sua Eccellenza fatta a la sua similitudine voi, che séte la somma de la bontá, de la discrezione e de la gentilezza. E, perché tali venture sono segni de la misericordia di Dio e doni de la sua grazia, riconoscetelo da lui, che è glorioso ne la propria maestade. Intanto le gratitudini dei petti comuni ve ne intesseranno intorno a le tempie del nome ghirlanda di lodi non meno eterne che vere; talché il principe urbinate, il quale non vede cosa che piú gli paia di sapienzia che il regger se medesimo, essulta nel suo consiglio, avenga che, mercé sua, egli ha saputo collocare nel centro de Paffezzione voi, che lo meritate.

Di Vinezia, il 8 di luglio 1542.

DCCXXXIV

AL DUCA DI FERRARA

Ringrazia del dono di una veste, e loda nel duca, principalmente, l’abitudine, assai rara nei re e nei gran signori, di mantener le promesse. Chi dice, signore, che a questi tempi non si veggon miracoli, ignora ciò che eglino si sieno, e, ignorando gli atti loro, ingiuria gli autori di si fatte maraviglie, non altrimenti che da