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i ducento scudi, che giá traeste in prò de la mia povertá da la clemenza Augusta, oltre il non gli aver mai avhti, sono stati causa che d’alora in qua mi si ritenga la pensione di Milano ancora. Cosa indegna tra i turchi e tra i mori, ma atto pio e laudabile tra i cristiani e tra i religiosi. Se non che io son certo del voler santo del gran Carlo, mi lasciarci trasportare da la disperazione nel core de le genti infedeli, solo per fare degli altri principi la memoria che per loro si merita. Adunque, mi dee esser negata la mercede fattami da lo imperadore del mondo quando gli uomini, oppressi da la carestia del pane, pascevano l’erbe come le bestie? Ma, s’egli avviene che il mezzo di voi due non si adoperi in modo che il danno mi si ricompensi con doppia usura, sono sforzato a dire che mi rendiate le grazie da me riferitevi per conto del dono non ho avuto. E ben debbo io ritórvelc, caso che il mio voto non consegua effetto; perché, se non è lecito il disgraziare altri dei benefizi ricevuti, non debbe essere anco onesto il ringraziare altrui del ben che non si riceve.

Di Vinezia, il 30 di novembre 1540.

DLIV

AL SIGNOR VALERIO ORSINO

Ringrazia con ritardo del dono d’una catena, anche senza la quale egli sarebbe stato sempre buon servitore dell’Orsini. In rari casi, come nel presente, gli si dona per mero riconoscimento dei suoi meriti. Il mio cotanto indugiare a ringraziarvi de la catena, che in nome di voi mi ha donato inesser Agostino Abbondi, persona non men nobile che degna degli onori e dei commodi con cui la fortuna deveria e acquetare ed essaltare i buoni, è causato da lo sdegno, che, con ingiuria di quelle virtú che da se stesse vi predicano, presi nel vedermi porgere il presente. Come non fusse il vero che, senza, non vi avesse a essere quel cordiale