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e la vostra lingua mi fa e dá, meritarieno non solo ch’io rispondessi a qualunche lettra mi mandate, ma che ad altro non attendessi che a ringraziarvi e scrivervi. Ma, perché l’errore accusato da chi lo commette è un pagare il debito che altri tien con altrui, accettate il fallo de la mia pigrizia in cambio de la gratitudine che io debbo massimamente al prologo de la comedia che di vostro si recitò al conspetto de la Eccellenza del duca Cosimo, nel progresso de la quale si udí con quanta bellezza di parole magnificaste il nome, che io tengo, con ammirazion d’ognuno. Cosa che sempre mi stará accesa nel centro de la memoria, e forse verrá tempo che ne ritrarcte premio conveniente a si degne fatiche e a si nobil caritá. Intanto faccio fede con questa che vi sono obligato.

Di Vinezia, il 15 di maggio 1542.

DCCII

A MAESTRO SISTO

Restituisce alcuni libri ricevuti in prestito. Rimandovi, o padre priore, quei libri, che, se bene ve gli ho piú volte rimandati a la cella costi in San Giovanni e Polo, mi sono suti ristituiti indietro, per non ci esser mai stato la Vostra Riverenza. E ciò causa forse quella sorte amorevole, che ci fece conoscere presenzialmente; onde vòle che il caso di cotali volumi sia per un certo ricordo de la nostra nuova amicizia: ché, si come voi, entrando ne lo studio vostro, tuttavia che vedete mancarvi le due opre, vi ramentate di me, cosi io, ne lo entrare nel mio, sempre che le veggo ivi, mi ramento di voi. Talché, se non fusse la villania, de la quale mi noterebbe lo indugio del rendervele, acciò durasse tra noi la ricordanza de l’un l’altro, andrei tenendole, come l’ho tenute. Ma, da che io noi faccio per il si fatto rispetto, pigliatele insieme con la infinitá de le grazie che ne rendo a la Vostra venerabile Umanitade.