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aggiugnesse di valore a quello che, per non esser possibile altrimenti, mi offerite in volontá? Certo l’udire per bocca de la vostra penna come vorreste, accioché io piú vivesse, tornii dieci anni de la istessa vecchiezza e porvegli a conto de la propria gioventú, mi obliga a desiderare che il viver di voi trapassi d’altretanti il corso prescrittogli da la natura. E ben lo meritate, da che vi nascono si pietosi pensieri ne la mente; e pur séte, come si dee, litterato, onde devreste apetire il contrario. Avenga che è di costume de la maggior parte dei dotti in ombra di auguriar la morte di chi opera e non di bramargli la vita; talché queste e quelle composizioni, sieno quanto si possa esser buone, nel capitargli ne le mani, paiono agnelli sbranati dai morsi dei lupi. E, mentre, col non far mai nulla, biasimano chi fa sempre qualche cosa, simigliano giudici senza cause. Intanto il fin loro è disutile e odioso. Or state sano e congratulativi di continuo con la bontade che usate inverso le fatiche altrui, conciosiaché vi è di piú onore il far ciò che se tali opere fussero dei vostri sudori, imperoché l’uomo, che celebra ciò che è bene in altri, fa fede del conoscimento di se stesso.

Di Vinezia, il 11 di maggio 1542.

DCXCIX

A SANTA CROCE

Congratulazioni per il cardinalato. Due miracoli ai di nostri ha fatti la virtú, onde la fortuna, usurpatrice dei suoi onori, nel riguardar a l’uno è parsa un tiranno che talor consente a la giustizia, e nel por mente a l’altro una meretrice che a le volte compiace a l’onestá. Intanto il mondo ha visto con che gloria le divine forze de l’animo del grande Anton da Leva e con qual fausto gli ardenti spiriti de lo ingegno del prestante Marcello han potuto, sol col mezzo de la spada e de la dottrina, ornar quello col grado di principe