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quella affabilitá placida, quello intento giocondo e quella integritá discreta, in cui si compiace la dilezzione umana. Ma chi vi vói lodare, per esser voi ornato d’ogni generazione di laude, concludila con dire che gli archi dedicativi dal grave ordine de l’Academia de lo studio di Padova, nel prender voi la degnila del dottorato, augurarono le corone, che le celesti forze del vostro divino intelletto hanno tolto di testa a qualunque altro ingegno si sia.

Di Vinezia, il 6 di maggio 1542.

DCXCV

A MESSER FRANCESCO RUSCELLAI

Ha preso al Vasari il ritratto del Rucellai, nello stesso tempo die questi chiedeva al pittore il ritratto di lui, Aretino. Sia dunque tra loro due eterna amicizia e frequente carteggio. Il tórre io a Giorgio, spirito nobile, il ritratto vostro e il chiedergli voi in cotal tempo il mio, è stato un miracolo uscito da le profonde viscere di quella notabile affezzione, che si infonde per un certo fatai amore negli animi di alcuni, se ben non si conoscono se non per fama. Certo che non può essere se non misterio di una tacita conformitá di natura lo apetire, come aviam fatto, la imagine de l’un l’altro. E, da che cosi è, sia contratta constante ed eterna amicizia tra noi due; e, si come ci siamo desiderati in pittura, desideriamoci in presenza. E, caso che la fortuna ci vieti il poter conversar dappresso, non si manchi di goderci da lunge. E, poiché ciò si puote per via d’un poco di inchiostro e di carta, facendo la penna l’uffizio che non possono fare i piedi, stiam sempre insieme.

Di Vinezia, il 7 di maggio 1542.