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DCLXXXIII

A MAESTRO AGOSTINO BONUCCI REGGENTE

Occupatissimo durante tutta la quaresima, ha potuto soltanto con molto ritardo usare al frate, latore d’una lettera del Bouucci, e alle persone da questo raccomandate le cortesie cui avevano diritto. Ebbi le gentilezze, che con una sua nobilmente amorevole degnò mandarmi la cortese Vostra Riverenzia. Benché con voi mi scuso e con meco mi dolgo circa il non avere, come io ero tenuto e quale desideravo, visitato il predicator dei Servi, per il cui mezzo mi inviaste le lettere e il dono. Ma non crediate che ciò sia causato dal non dar cura dei valentuomini e dal non prezzare gli amici vostri, perché quegli ammiro e questi osservo. Certo che i travagli e lo studio mi hanno in modo tenuto suggetto tutta la passata quaresima, che solo il secondo giorno di Pasqua, ancorché mi fusse vicino, ebbi tempo di basciar la mano al venerabile scapuccino, fedelissimo interpetre de lo evangelo. È ben vero che non mancai d’imporre al padre, che mi portò le predette cose, che, oltra il salutare in mio nome l’uomo che vi è si a core, che lo pregasse a prevalersi di me e di ogni essere con quel sincero animo che io gliene offerivo. La conclusione è che mi perdoniate voi ed egli in si fatto mancamento. Intanto attendete a star sano, de la qual cosa prego Iddio, accioché Arezzo, che antivede la grandezza ilei vostri accrescimenti, possa tosto congratularsi con la somma degli onori e dei gradi che si sanno procacciare e stabilire le preclare e generose vostre virtú. Di Vinezia, il 15 d’aprile 1542.