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venerabile nel conspetto degli altrui. Onde, sendo certo che la sua memoria dee esser ricevuta da tutti i secoli, se ne è ito nel cerchio del collegio divino con quella sembianza aurea, con cui soleva andarsene nc le sale de la republiea veneta. Egli, che era il fiato de la prudenzia e de la auttoritá e lo spirito de la voce che prima chiamò il sommo consiglio «senato» per una certa grazia de la gravitade illustrante le degnitadi umane, amministrò sempre le cure de la regia casa Cornara con le semplicitá de le usanze antiche e con la dimestichezza dei modi patrizi. E, per esser quasi essempio d’integritá e di fede, chi lo mirava vedeva un di quei Bruti magnanimi e un di quei Catoni egregi, che ornar Roma di bontá civile c di pietá prestante. Ma, perché la convenienzia de le oppenioni furon tali in lui, che testimoniarono come elleno son proprio dono concesso a le persone giuste, sempre segui quelle cose che si debbono, quelle desiderò e quelle vòlse. Doppo questo, per essere il ben fare in tutti i modi atto nobilissimo, guardò tuttavia, in ogni luogo e in ciascun tempo, a l’opere de l’onestá; onde megliorò talmente i costumi istessi, che gli fece perfetti. In conclusione egli fu tale, che, se io, che onoro la sua ricordanza nel modo che amai la sua vita, potessi ravvivarlo col pianto, c tanta la letizia, che io sento pensando a le sante condizioni de l’uomo chiaro, che per il piacere non potrei piangerlo.

Di Vinezia, il 17 di marzo 1542.

DCLXVI

AL DUCA DI FIORENZA

Dedica e invia la Talanla. Ecco, o verace idolo mio, che offerisco in su l’altare dei vostri onori sommi una di quelle cose che al presente ha saputo ritrare il mio ingegno piccolo da la sua povertá grande. E ciò