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laudo il non lasciar voi cosa a fare cl>e non sia di vostra riputazione e di vostro grado. È ben vero che mi parerebbe che, volendosi il re servire al presente de la vostra opera, che in ciò ubbidiste ai protesti de l’imbasciador di Sua Maestade e ai consigli di quel d’Urbino. Benché basta la lettra del signor Gian da Turino in testimonio de l’onore che in cotal contesa vi è rimasto al nome. Ma, o che vi moviate ne le faccende di Francia, o che vi aviate per condurvi in campo, ne rimango lieto, avenga che di quelle azzioni e di questi duelli séte per riportarne ciò che di pregio e di fama si può ritrare da l’una impresa e da l’altra.

Di Vinezia, il 15 di marzo 1542.

DCLXV

AL VESCOVO DI BRESCIA

Elogia le belle qualitá del suo defunto genitore. Perché, tra le molte eccellenzie che risplendono in voi, quella, o illustre signore, è la piu mirabile di virtú, che tolera la smisurata perdita del sublime genitor vostro, ve se ne attribuisce lode grande e gloria immensa. Conciosiaché ne la somma di si alta pacienza voi, saputo, dimostrate come egli, savio, è morto con quieto animo e con riposata mente. Onde io, che riverii lui e che osservo voi. mi dolgo piú d’esser senza ingegno per non saper favellare de la sua generositá e de la vostra, che per grado ch’ io desideri a me stesso. Veramente voi, che séte il primo frutto del suo vivere moderato e costante, nel voler piú tosto imitarlo che piangere, servate il decoro de la propria e naturai modestia. E ben fate a farlo, avenga che il clarissimo messer Iacopo non ha lasciato indietro cagione per la quale dovesse stimare il morire. Imperoché egli, oltra l’avere conseguito ogni seggio d’onore, non pur si è visto di continuo grato negli occhi dei suoi, ma ognora