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dei cui nobili titoli si ornano di molti altri personaggi illustri. Onde non è maraviglia se ’l signor Cesare di Decembre, non altrimenti che gli fosse lecito di concorrere coi grandi, ricercasse la calza di si gentil degnitade, la quale, mendicata da la importunitá del fedele, comprò da me le lodi, con cui lo vitupero ne la lettra scrittagli. Or, perché lo sperare indarno è una disperazion continua, la Eccellenza Vostra mi cavi l’ansia de la pensione, o col tosto pagarmela o col subito levarmela.

Di Vinezia, il 12 di marzo 1542.

DCLXII

A MESSER ALESSANDRO CARAVIO

Assai bello il poema che il Caravio gli ha inviato. L’orefice Gasparo del Toso, spirito tanto piú eccellente de la eccellenzia quanto è piú somma la mente che l’animo, mi ha presentato l’opra composta da quel vostro ingegno, che è gemma de le gioie che egli si ben lega, si ben intaglia c si ben conosce. Certo, che il piacevole, buono e amato Gianpolo, le cui argute facezie han tenuto in continua festa la celeste cittá, che abitiamo, settanta anni a la fila, dee aver caro di esser morto in simil tempo, poiché voi, compar suo, ne avete fatto si solenne memoria; e anco il signor don Diego Mendozza può ringraziare la cagione ch’è qui trasferito per imbasciadore, da che il poema è sbuccato in luce sotto l’ombra del suo titolo. Pagarei una bella cosa che il Petrarca udisse quel verso, che, nel trattar voi dei disputanti la fede nostra, isciorina ne le orecchie altrui: Chi dice il ver, chi mente per la gola. Infine gli è forza che i poeti ci nascano, come anco bisogna che ci nascan, dirò, buoni nel modo che ci è nato il mio Caravio, poiché ciò confermano tutte le persone. Né so qual