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DCI.VII A MADONNA G. Dichiarazione d’amore. Dapoi che i miei occhi tirarono la vostra imagine ne la mia anima, non ho mai cessato di pregare Amore che mi assolva di quella presunzione che mi rivolge a contemplazion si alta; peroché non solo si pecca a desiderarvi, ma ancora a mirarvi, massimamente con lo affetto che move me, che vi adoro non secondo il merito, ma in quanto per me si puote. Benché, dove manca il dover riverirvi come si debbe, supplisce il volere servirvi quanto si può. E. supplendoci, dico che, se bene mi si disconviene il vostro mostrarmisi grata, non è però da rifutare la fede di me, che, per conoscere che amore è desio de la cosa bella e volontá de la bona, amo, voi, che non pur séte composta di bontade e di bellezza, ma fatta studiosamente da la natura perché gli uomini vegghino le sue maraviglie nel vostro viso e perché io abbi suggetto di vantare la indegnitá de la mia servitú. Or, benché io non sia di quegli amanti, che, incitati da la impacienzia de lo spirito, scotendo nel petto di tosco l’animo fiero, aguzzano tra i labbri rabbiosi l’ira concetta da lo sdegno preso ne la crudeltá de la lor donna, son però di sorte, che vi seria gloria il por mente al come io vi amo e al quanto pato amandovi. Si che recreate me inanzi che io muoia o che manchi in voi lo splendore de la presente vaghezza. A venga che la etade verde fugge come rio che corre, e, se ben segue la seconda, non è da confarla con la prima, né con il venirne poi de la vecchiezza tacita; la quale, avendo sempre l’occhio a le tenebre de la morte, non sa se non pentirsi del tempo che ella ha speso indarno. Io vi pongo inanzi cotale essempio piú tosto per onorar voi che per beneficar me; conciosiaché, senza altro premio di pietade,