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CDVI

A CARUBINO DI BENEDETTO DI SER FRANCESCO

Un amico vero non va ringraziato perché s’identifica con la persona dell’amico. La vecchiaia, i malanni e la morte non sono guai per chi sappia ridersene. Egli mi è suto dato, istandomi alquanto indisposto in letto, insieme con certe altre, una lettra vostra, il tenor de la quale non pur mi rammenta la cordialitá de l’amicizia antica, ma offeriscemi voi e ogni vostro affare. D’il che non vi ringrazio punto, imperoché è di superfluo il rinovar parole per conto de le certezze vecchie, né accade che un piede sia tenuto a l’altro circa il movere dei passi. L’amico, che è a l’amico ciò che altri può essere a se stesso, non richiede ringraziamenti o di proferta né di servigio ; avenga che sarebbe un volere obligare sé a sé : onde ne seguirla tirannide in noi propri. Per la qual cosa l’amicizia, che, per non aver divisione, riduce ogni suo numero in uno, non potria mettere in opra le caritá di lei senza licenzia de la parte, che, quale io dico, si obligaria a una parte di noi medesimi. Ma parliam del tempo, che ci imbianca le tempie, non altrimenti che il lor esser nere gli chiedessero il pane. Benché io vendico cotal sua temeritade non solo con il robusto de la prosperitá naturale, ma col non dar niente di cura del come si vada il mondo ; onde, col tener sempre giovane la volontá, spero di non sentir mai vecchia la carne. E questa ricetta, oltra che ella è buona a raffrenare il corso degli anni, giova contra a la morte e a la fortuna ancora. Conciosiaché i morbi de l’una e le crudeltá de l’altra hanno incertissima ragione con chi non pensa ai loro insulti e ai loro accidenti. Ecco : il piú lungo viver che sia è il piú corto spazio che si ritrovi, avenga che non è lunghezza dove è termine. Per la qual cosa colui è quasi asente dal morire che muoia quando si voglia: se ne va di lá col pensiero, che di qua venne. Quel, mò, che non pon niente