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A MESSER GIAMBATTISTA SALIS GRISONE

E un degno discepolo d’Erasmo, quantunque sembri nato piú per le armi che pei libri. Io ho ricevuto, o illustre spirito, le candide ed eleganti carte vostre. Né mi si dimandi se mi sono state care, peroch’egli è da crederlo, si perché è di mio costume lo aprezzare si fatte cose, si perché elle vengono da un discepolo di quello Erasmo, che ha islargati i confini de l’umano ingegno e, ne lo imitar se stesso, è restato ne la memoria degli uomini come un solo exemplare di se medesimo. Né c’è chi lo aguagli, imperoché egli fu un veemente fonte di parlare, uno abondante fiume d’intelletto e uno immenso mare di scrivere; onde i suoi onori son si grandi, che veruna considerazione ne può esser capace. E, se aviene che se ne voglia far similitudine che in qualche parte lo simigli, rechesigli a lo incontro la dottrina vostra, avenga che se gli confá come acqua a l’acqua che esce d’una istessa vena. Ed è certo che voi séte prestante, degno e nobile ne lo studio de le buone arti ; e però il singular giudizio del marchese del Vasto vi si ha tirato appresso con isplendido stipendio. Benché il vostro animo è non meno inclinato a l’armi che a le lettre, e chi vi guarda in volto, vi crederá piú tosto soldato che dotto; e la letizia, che vi rasserena l’aria de la sembianza, non par giá di filosofo, né la disposizione de la persona manco. Egli potria essere ogni cosa, ma non che io stimi che aviate a invecchiare in sui libri. Come si sia, eccomi ai comandi vostri; ringraziandovi de le lodi che mi date, perché séte cortese e non perch’io sia tale che meriti di esser lodato.

Di Vinezia, il 13 d’agosto 1538.