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loro le vestigie di voi, che, per sapere che la religione e la caritá sono le colonne de 1’anima, operate che la statua de la vostra vita ferma l’un piede e l’altro sopra il capo di tutte due; talché la difficultá, che mette Cristo ne la salute d’un ricco, vi diventa facile. Or godetevi de la solita onestá, senza temere che la fortuna vi sminuisca i beni acquistativi da la virtú. Né vi turbi punto la licenza, ne la quale la gioventú ha posto i vostri figliuoli, perché il tempo va cercando il morso per la durezza de la bocca di quegli. Benché il naturai giudizio, mescolato con la facilitá loro si, che pur ritranno del procedere vostro, giá gli frena. E perciò messer Simone, col gusto de l’onore, si è lasciato adornare dal re cristianissimo de la degnitá di cavaliere ; onde, per non ingiuriargli il titolo, servará il grado avuto con le circonstanzie che se gli convengono. Talché messer Paolo, mosso dal fraterno essempio, rasettará la condizione sua ne la nobiltá de la civile modestia. Ma chi non traviarebbe, sendo favorito de la grandezza de la facultá, che gli perpetua la sollecitudine dei vostri sudori?

Di Venezia, il 7 di agosto 1538.

CCCXCVIII

A MESSER AGOSTIN RICCHI

Dal momento che non può favorirlo, tenga come non domandato un servigio richiestogli. Io, che so piú servire che dimandare servigi e tanto confidare negli amici quanto amargli, tenni per fermo che la facilitá, che mosse me a ricchiedervi, movesse anco voi a compiacermi, come sarebbe stato, se la richiesta a petizione d’altrui avesse in sé de l’onestá che ella doveva e ch’io mi credeva. Ma, essendo altrimenti, io merito scusa e altri non merita grazia, perché non è colpa ne l’ignoranza de la cosa. È ben difetto nel conoscimento de l’interesso, il desiderio del quale,