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CCCXCV

A MESSER AGOSTINO RICCHI (i) Dall’aver preso la Pierina Ricci uno sciroppo coglie occasione per beffarsi della medicina e per ricordare un vecchio ultracentenario. Perché gli sciloppi de lo eccellentissimo Dionisi Cappucci possono assai giovare e poco nòcere, madonna PerinaO si è arischiata di pigliarne, e, dove mancasse la virtú, supplirá la fede, la quale aviamo in loro e in lui, si perché essi sono lodati, si perché egli ci ama. Benché sarebbe un bel vivere, se i corpi umani fossero asenti dai mali, o, se pur sottoposti, almeno i segreti de la gran medicina, tesoro dei filosofi e gloria de la filosofia, si lasciassero intendere dal «recipe» secondo la necessitá de le vite. Ma, si come non si sa se dei suoi miracoli fu inventore Adamo, Esculapio, Ermogene, Rofo, Donastie, Vacileo ebreo, Diori e Doransi ; cosi non si dovria sapere amalare. Essi dimandarono, cercarono e disputarono de le cose sopraumane, rompendosi il capo circa lo intendere la cagione del pieno e del vóto, del finito e de lo infinito; e, con tanti lor fernetichi, non sepper mai fare che non ci dolesse il corpo. Sere Enoch, per aver sognato non so che vasello di confezzione, si attribuí il conoscimento de la scienza occulta e celeste. Io credo certo che le cose di sotto rispondino a quelle di sopra, e che quelle di sopra comunichino con quelle di sotto : nientedimeno l’autore de le maraviglie è Iddio solo, da la cui potenza discendono i mirabili effetti de le operazioni. Perciò, quando la infermitá ci strascina nel letto, mandisi per il confessore e purghisi lo stomaco e il ventre de l’anima da la superfluitá dei peccati: poi si mostri l’orina a le Signorie Vostre, (1) A/ 3 : A Michelagnolo Biondo. (2) M s : la Caterina.