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p erc Jié il dono non può scontarsi con altra ricompensa, per non minuire il suo pregio con vergogna de la mia qualitá, ringrazio un cotanto padrone e un si fatto amico tacendo.

Di Vinezia, il 15 di luglio 153S.

CCCLXXXIX

A MESSER VINCENZO LIVRIERI

Il dono di dieci staia di grano e di due specchi lo denota un príncipe piú che un mercante. Le dieci staia di grano bello e i due specchi di cristallo orientale, di che la cortesia vostra, compare onorando, mi ha fatto dono, sono state cose a me care a receverle come a voi facili a mandarmele ; e ben si comprende ne la qualitá del presente il vostro essere agli amici utile e onorevole. Onde io adoperarò quello per l’uso di casa, poiché non posso ornar di questi la camera: perché m’è forza donar l’uno a monsignor di BaifT, imbasciador cristianissimo, uomo di somma scienza, e l’altro al signor Giannandrea Castaldo, giovane di gioconda grazia. Ma che si crede fare l’animo che tenete? vòle egli toccare con la sua grandezza il cielo? Io non so quali si sieno o quali dovrieno essere le magnifiicenzie dei re, sendo le vostre tali. Ma non è maraviglia dei palazzi e dei giardini fabricativi da le ricchezze de la propria virtú, né de le stupende pompe risplendenti di gemme e d’oro di madonna Cicilia, consorte vostra e cornar mia : sendo voi avezzo ne lo smisurato potere del gran Turco, del largo Ybraim e del magnanimo Luigi Gritti, le spese, certo, le cortesie e le splendidezze vostre tolgono il modello dai superbi apparati loro. Insomma chi cerca chiarirsi quanto vi dispiaccia il grado di mercatante, guardi in che modo dispensate gli avanzi mercantili. Ma è difetto di natura e mancamento di fortuna il non essere nato e il non