Pagina:Aretino, Pietro – Il secondo libro delle lettere, Vol. I, 1916 – BEIC 1734070.djvu/69

CCCLXXX

A MESSER AGUSTIN RICCHI

E una pazzia abbandonarsi, col caldo, agli studi con tanto furore. In medio stat virius. I vostri studi pur troppo ferventi dimostrano che noi siamo pronti a seguitare gli estremi. Pure il mezzo è virtú in tutte le cose, e, se la sua temperanza può essere ricevuta d’alcuno, voi potete farlo per via del sapere e de la discrezzione, di che séte spirito. A me pare che abbiate consumato tanto tempo in inclinarvi al contrario dei vostri desidèri, che doveresti esserci pervenuto, nonché approssimatoci. Io non so in che modo il bollire dei presenti giorni non vi rubano la carta da la penna, la penna da l’inchiostro, l’inchiostro da lo stile, lo stile da la materia, la materia da lo ingegno e lo ingegno da la memoria. Non si sa egli che le vacazioni sono il giardino, in cui si recrea il vigore de lo intelletto? I sudori*umani richieggono il soave del riposo; altrimenti ci distruggerebbeno. È chiaro che ci affatichiamo naturalmente perii dilettevole, per il conveniente e per il buono; e, dove mancassero cotali cagioni, gli uomini non averebbeno di che travagliarsi. Si che fate punto a lo studiare, poiché in si fatta stagione non diletta, non si conviene e non è utile. Io giudico ostinazione di volontá e non voglia d’imparare quella di coloro che non danno spazio di rispirare a la mente, sollecita in ciò, subietto da ciò e alzata per ciò. Siate pur certo che, si come il carnale de la voluptá genera avarizia, imprudenza, temeritá, furto e vituperio, cosi il soverchio de lo studio procrea errore, confusione, maninconia, còlerá e sazietá. Ora ridrizatevi ne la misura che divide il troppo e il poco, perché l’estremitá si dénno schifare come il pazzo e il prodigo. Sforzatevi di farvi eguale a la veritá, che tiene da un lato la bugia e da l’altro la vanagloria. Ecco: la mansuetudine è centro tra l’umiltá e la superbia; la castitá è compartita