Pagina:Aretino, Pietro – Il secondo libro delle lettere, Vol. I, 1916 – BEIC 1734070.djvu/48

ricchezze, è simile a un’arca obligata a tener sempre chiuso il tesoro che la riempie. Certo che ogni sorte di gente cerca di accostarsi piú a Dio che si puoi : ma i signori fanno il contrario, né per altro non donano mai, che per non aguagliarsi a lui, che di continuo dispensa le sue grazie. Ma cotal lor vizio è ventura de la vostra eccellente condizione, avenga che non sareste solo ne la reputazione de la cortesia, se aveste imitatori. Ma che procedere sarebbe quello di si fatti monstri, se la vita durasse, se non sempre, almeno altretanto?

Di Vinezia, il 19 di giugno 1538.

CCCLXIII

A LA SIGNORA GIOVANNA BELTRAMA

Ne loda l’atto generoso, con cui si offerse a sborsare trecento ducati per trarre di prigione il Cavorlino. Imperoché, nel tacere l’atto de la vostra, diciamo, caritade insolita, da che ella si usa si di rado, si verrebbe a tórre il frutto di cosi santo essempio di bocca al prossimo, mi pare ufficio tanto pio quanto dovuto il bandire con publica lingua come a voi sola, madonna, tra tanta turba di gentiluomini, accadde di offerirsi a pagare il numero di trecento ducati a tanti per anno, acciò il Cauriino, caduto dal sommo grado de la felicitá ne la profonda miseria de la prigione, uscisse di donde, la Iddio grazia, è pur uscito. Né vi crediate, se ben la mercé di voi non è bisognata, che una tanta limosina non sia suta grata a Cristo; avenga che la bontade sua non ha meno acetto il cor che la delibera, che la mano che la porge. Ma comparischino le gran donne per le case, per le vie e per le chiese, risplendenti di cosi fatti ornamenti, se vogliono esser piú tosto vagheggiate dagli angeli del cielo che da le persone del mondo. Cotali cose si ponno chiamare gioie di pregio inestimabile, imperoché l’anima,