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CCCLIX

AL (ALARISSIMO MESSER ANTONIO DANDOLO Gli manifesta la sua gratitudine per aver ricevuta, mentr’era infermo, una visita di lui. Egli è pur il vero che voi, senatore illustre, in questo impero libero avete trovato una spezie di tirannide insolita, onde gite usurpando fino a l’anima altiui. Benché il mondo saria beato, se cotal vostra invenzione fosse imitata. Egli saria ciò per certo, avenga che non ci è cosa, piú rara de la violenza, che ci ruba l’arbitrio con le forze di quella umanitade, con cui la nobile Vostra Magnificenzia signoreggia ciascuno che si domestica con la sua gravemente gioconda e giocondamente grave affabilitá. E di qui venne che io, tosto che vi degnaste di visitarmi infermo, sentii non solo privarmi in un tratto del core e de le viscere, ma tòr me a me stesso; talché la caritá, per via de la quale bramavate che la vita mi fusse salva, era vinta dal desiderar io di alora spenderla nei vostri onori. E, perché una cotanta volontade mi rimase nel petto per sempre, finché non nasce altra occasione da mostrarvela, attenderò a considerare la maniera che tenete in convertire a voi gli animi d’ognuno e le menti sincere, dando a tutti materia di ben dire; perché il cosi fare è indizio de la bontade, che vi ha fatto un publico essempio di graziosa benivolenzia.

Di Vinezia, il 17 di giugno 1538.