Pagina:Aretino, Pietro – Il secondo libro delle lettere, Vol. I, 1916 – BEIC 1734070.djvu/33

onde il mondo vi premiará di fama e il cielo di beatitudine, perché il farla fu benefizio de la vostra prudenza e il disfarla uffizio de la vostra religione. Perciò il vanto de la impresa dovuta e l’obligo de la fede battuta si riman tutto in sul debito che vi move e in su la bontá che vi regge. E, se non che Carlo cesare è verace uomo di Dio, saria grado de le Serenitá Vostre il non curarsi d’altre aderenze, sendo, come séte, in lega con Cristo, la Maestá del quale è pontefice dei pontefici, imperadore degli imperadori e re dei re. Egli osserva e non promette, egli dispone e non propone, egli vince e non combatte. Né spazi di mare, né circòiti di terra, né termini di monti, né distanzia di luoghi, né intervallo di tempi ritengono punto di ciò che delibera. I tesori, le genti, l’armi, i cavalli e le navi sono tuttavia dove è la volontá sua. Si che restringetivi a lui, in lui confidate e per lui militate; e cosi i vostri onori e le vostre memorie avanzaranno le altezze de le stelle e le lunghezze dei secoli. Qual dono può largirci Venezia maggiore de la pace? Il suo nome è dolce a dire e soave a udire, e l’effetto, che ne nasce, salutifero dominio di libera tranquillitá ; e quello de la guerra amaro e aspro, e la cagione, che ne segue, pestifero stato di serva inquietudine. Adunque l’altrui corone translatino, col vostro essempio, da le parti amiche ai paesi inimici la pertinacia de l’odio, la crudeltá del ferro e la rabbia de la vendetta. E voi, padri de la concordia e figli de la Chiesa, perseverate ne la vostra venerabile sentenzia; ché ben vede Giesu le caritá che q^ate ne l’osservanza de la legge sua. Egli pon mente fino al seggio deputato a quel concilio, che gli dee rendere i suoi sacerdoti, i suoi sacrifici e il suo sacramento; e, mentre, la gran mercé del grave ordine vostro, restituirá a sé e ai santi suoi le statue, le imagini e i voti toltigli da l’empie mani de la perfida eresia, stampará in modo il ricordo de l’atto sacro ne la mente dei posteri, che vi chiamaranno ne le orazioni santissimi e cristianissimi, intercedendo a Dio massimo per la sublime vostra monarchia, a la cui felice grandezza non si puote prescriver fine.

Di Venezia, il 7 di giugno 1538.