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mia, di qualunche onore può dare Arezzo ai suoi cittadini. Peroché i magistrati si acquiston grado di riputazione da le condizioni d’un vostro pari; ma un simile a voi non prende giá riputazion di grado da le perminenze loro, conciosiaché la gravitá dei buoni è anima de le dignitá di ciascuno uffizio. Ma, perché cotali fumi son gli odori con cui si conforta il naso de la comune ambizione, è forza, per parer di esserci, che cerchino la rifra granzia di tal soavitá fino a quegli che non si dilettano di fiutare cosi fatte rose. Per la qual cosa non posso fare di non adempiere il vostro voto, caso che tanto possa promettervi il favor mio.

Di Vinezia, il 18 di settembre 1540.

DXXX VII

AL SIGNOROTTO MONTAGUTO

Fará quel che potrá per Girolamo Borro. Sarebbe assai grato al Montaguto, cui ricorda Giovanni dalle Bande nere, se raccomandasse a Cosimo de’ Medici suo cognato Orazio Vannotti. Io mi reputo un bel dono il potermi gloriare che il signorotto, Gualtieri e Francesco, sostegni illustri de la nobiltá de la patria e cari obietti de la mia affezzione, mi abbino per lettre loro indrizzato messer Girolamo Borro, splendore de la gioventú aretina e spirito de le buone arti. Veramente, se io potessi giovargli nel modo ch’ei merita che se gli giovi e come io, oltra il volergli giovare, vorrei che altri gli giovasse, Francesco, Gualtieri e il signorotto lodarebbono la elezzione che essi han fatto di inviarlo a me, che vi rendo infinite grazie per avermelo inviato. E, quando il favore, che a voi tre è paruto ch’io gli possa fare, non gli facesse altro beneficio, datene la colpa a la miseria dei principi e non al suo merito né a la mia volontade. Intanto ricordatevi che l’essere io stato vostro tanti e tanti anni debbe poter qualche cosa nel poter molto di Vostra Signoria;