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nostro secolo non ha veduto bellezza, né ha compreso onestá, né scorto modestia simile a la modestia, conforme a l’onestá ed equale a la bellezza di lei, che vi ha dato piú nome con le virtú che ella aveva, che Leone, pontefice piú che maximo, non vi diede magnificenzia nel grado che egli vi tenne. Or leggetelo e, leggendolo, riducetevelo ne la mente, ché per Dio io ho tanto piacere quanto che esso vi piace.

Di Vinezia, il 20 di luglio 1540. Signore, al cui poter viddi giá io Roma inchinarsi e utnil porger i voti, viddivi ancor con favor sacri e noti ministrar fido il ministro di Dio, mentre coi sospir dite: — U’è l’angel mio, che cogli occhi affigea dei cieli i moti, facendo gli alti cor di sé divoti, d’un bel santo infiamandogli desio? — Mirate il cielo, alor che apre ogni stella il fatai lume e la notte è serena e chiara si che il giorno men riluce, e vedrete Colei di grazie piena divinamente esser conversa in quella beata bianca via, che a Dio conduce.

DXXX

AL SIGNOR GIOVANNI AGNELLO

Si congratula della sua nomina a precettore del fanciullo Francesco di Gonzaga, al quale e al ducato di Mantova pronostica il piú lieto avvenire. Si come, o fratello amantissimo, la invidia de l’altrui prosperitá mai non mi tormentò la mente, cosi l’amore portato ad altri per le istesse virtú mai non mi ingannò il consiglio. Onde non è miracolo, se io, capace de la sufficienza vostra, l’ho non meno ammirata che predicata. Ma, se ora che, con gloria de