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DXXI

AI PRIORI DI PERUGIA

Ricorda con compiacimento gli anni della sua prima gioventú trascorsi a Perugia, e inneggia alla lotta che la cittá sostiene per la sua indipendenza contro la corte papale. Ma, per vincere, occorre la maggiore concordia civile. L’affezzion mia inverso la cittá vostra, signori illustri, ha ricevuto il suo premio, da che la bontá di si grave uffizio si è mossa a scrivermi quasi a cittadino e non come a forestiero. Atto non men discreto che benigno, peroché mostrate in ciò non solamente di conoscere, ma di far conto de l’amore ch’io porto al luogo nobile in cui mi sono allevato, il quale è tanto, che supplisce dove manca la sorte del mio non ci esser nato. Veramente, Perugia, antichissima vicina d’Arezzo, mi è patria come la patria propria; onde le desidero la prosperitá che ella merita e che io le debbo, e, desiderandola, la spero e, sperandola, la veggo ne la magnanima risoluzione vostra, il procedere de la quale rende fede che voi, che giá foste grandi per i gran fatti, séte ora grandissimi pér il grande animo. Ecco che i petti de la generositá perugina hanno i cori intrepidi ; ecco che il seme de la gente augusta non traligna; ecco che il fuoco de la virilitá solita arde la nazion vostra con le fiamme del valore usato. Talché il movimento di cotesta terra inclita vi acquista fama nuova e gloria immensa, conciosiaché piú vale a Perugia il tentare di levarsi il giogo postole da la impietá dei preti che non valse a Roma lo estinguere la tirannide impostale da la crudeltá dei re. La legge nostra, padri gravissimi, ci obliga a riverirgli nel culto de la Chiesa, ma non ci stringe a sofferirgli ne la insolenzia del dominare. Onde è suto di vostra magnanimitá il mostrar loro il volto de la libertade ; come anco è stato di vostra religione lo elegger Cristo per duce de la impresa e per giudice de la causa che avete inco-