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dito, preclari principi degli altri sensi, spettano di comprendere, ne lo arpicordo che voi farete a lui e nel ritratto che egli fará a voi, lo ultimo fine de la perfezzione che si richiede ne l’una cosa e ne l’altra. Benché ciò moverá ad invidia quante imagini e quanti stormenti uscir mai del solo pennello suo e de le uniche mani vostre.

Di Vinezia, il 7 di aprile 1540.

DXVII

A MONSIGNOR D’ANIBÒ GENERALE DI FRANCIA Lo ringrazia della lettera scritta a Federigo Gonzaga, nella quale promette di adoperarsi a far rendere a lui, Aretino, i danari perduti al giuoco da Gian Ambrogio degli Eusebi, e lo prega novellamente di occuparsi calorosamente di si spiacevole faccenda. La Eccellenza del duca di Mantova si è degnata, o signore, mandarmi la lettra che le invia la Vostra ; onde mi sento in molto obligo apresso la bontá di tutti due. A lui son tenuto per il favore fattomi ne lo scrivervi come vi scrisse, e a voi medesimamente per rispondergli ne la maniera che gli respondete. Ma non ponno i virtuosi, i quali ricorrono a la mercé di si generosi principi spettare da la cleinenzia loro se non parole buone ed effetti ottimi. Talch’io vengo a ringraziarvi di ciò che mi promettete, come anco ringrazio il marchese di Monferrato di quel che egli vi move a promettermi. E, perché dite che non meno avete caro di aiutar me che di compiacere a la benignitá sua, dico che dal nobile animo vostro non derivano se non pensieri onesti e desidèri lodati; e di cotal magnanima volontade rendavene Cristo la gratitudine che non vi posso render io. E, tornando al maravigliarmi che non vi abbia avisato del caso, giurovi di averlo fatto, ma con pessimo augurio, da che la carta da chi ve la portava è suta mandata in mal punto. Io ho riconosciuto, riconosco e riconoscerò la caritá reale dal mezzo vostro. Voi causaste la ispedizione di colui,